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I Menhir, i Dolmen, le Specchie |
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| Il Salento è
una terra ricca di reperti neanderthaliani. In
questa terra solare che vive di cultura e tradizioni,
grotte marine e terrestri, archeologia dei Messapi,
specchie neolitiche, dolmen e menhir, sono testimonianza
di una storia antica incisa nel territorio.
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I MENIR
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Il termine “menhir”
proviene dal dialetto bretone
e significa “pietra lunga”.
Sono lunghi parallelepipedi monolitici
conficcati nella roccia, per questo
si chiamano “pietrefitte”
e si possono trovare isolati o
raggruppati in allineamenti in
modo da formare dei complessi.
Non è chiaro l’uso
e la loro destinazione ma si è
ritenuto fossero dei punti di
riferimento vario, che segnalassero
confini o che fossero strumenti
di misurazione del tempo. I menhir
vengono legati al culto del sole
e più in generale ai culti
fallici. I menhir salentini, circa
80 misurano in media 4 metri e
sono simili ai menhir della Corvaglia,
dell’Inghilterra e delle
Baleari. Caratteristica a quasi
tutti è che le facce più
larghe sono orientate da nord
a sud. Il menhir più alto
d’Italia è il San
Totano a Martano di metri 5,20.
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I DOLMEN
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Accanto alle specchie,
sono presenti anche i dolmen,
costruiti per durare nel tempo,
sono le più antiche architetture
d’Europa: le cosiddette
“pietre senza nome”,
rappresentano infatti delle tracce
di un passato lontano e dimenticato.
Il termine “dolmen”
deriva dalla fusione di due parole
bretoni: si tratta di un monumento
megalitico costituito generalmente
da un lastrone di pietra appoggiato
orizzontalmente su pietre infitte
verticalmente nel terreno, così
da formare un ambiente, per lo
più a uso sepolcrale. Molto
spesso coperto da un tumulo. Notevoli
presenze domeniche sono presenti
a Maglie, Melendugno e Minervino.
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LE SPECCHIE |
Tumuli di terra
e pietre, utilizzati dal sapiens-cacciatore
come luoghi di avvistamento diurno
e notturno, nel Salento se ne
conservano ancora ventisei. A
Taurisano, nel sud del Salento,
vi è Silvia, la più
grande specchia del mondo.
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