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ieste
- In Puglia, autentico
patrimonio di bellezze artistiche e naturali.
Molte le strutture ricettive,
presenti nella città, in grado di soddisfare le
esigenze del turista: campeggi,
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hotel, alberghi,
bed & breakfast, aziende
agrituristiche e soprattutto il miglior mare
e le migliori spiaggie.
Vieste: Puglia - Appartamenti, camere, B&B sul mare
Le sue origini
si perdono nella notte dei tempi. Fin dal Paleolitico
l'uomo fu presente su tutto il territorio, perchè‚
qui vi trovò l'habitat ideale: clima mite, sorgenti
di acqua potabile, terreno ferace con abbondanza
di frutta e con ricchezza di selvaggina stanziale
e migratoria e, lungo la costa,
innumerevoli insenature con ricca varietà di pesci.
Le zone di maggiore frequentazione furono quelle
di Vallecoppe, Campi, Costella, Puntalunga, Macchione,
Passo dell'Arciprete, Sfinalicchio e tantissime
altre ancora. L'uomo lavorò la selce, cosparsa
su tutto il territorio, costruendovi gli strumenti
di lavoro, di caccia e di difesa. L'impianto maggiore
dell'industria dei manufatti litici è stato rinvenuto,
pochi anni or sono, a circa tre chilometri da
Vieste, in contrada Defensola,
con la scoperta della miniera di selce, definita
una delle più grandi d'Europa. Nei pressi del
Castello e sulla Punta di S.
Francesco sono ancora visibili resti di tombe
dell'Età del Ferro, mentre il dolmen
che vi era in contrada Molinella, è andato irrimediabilmente
distrutto, circa venti anni fa. Vieste
nella Storia Antica Durante i lavori
di sbancamento dei terreni e durante gli scavi
per le fondazioni di nuovi edifici, sia all'interno
del paese che nelle immediate vicinanze, vale
a dire su un territorio più ampio di quello occupato
dall'odierna Vieste, sono affiorate
testimonianze di abitazioni e, ultimamente, anche
di uno stabilimento termale, risalenti al periodo
pre-romano. Oggi si è orientatati ad identificare
questa città sepolta con l'antica Uria (sec. VI
a.C.), ricordata da vari autori greci e latini,
come Strabone, Dionisio Libico, il Perigeta, Plinio,
Tolomeo, Pomponio Mela. La maggiore testimonianza
viene data dalla scoperta del tempio della Venere
Sosandra (avvenuta nel 1987) in una grotta scavata
sull'isolotto di S. Eufemia (su cui è ora ubicato
il Faro) e citato da Catullo nel Carme 36, sulle
cui pareti sono state incise, da parte di marinai,
numerose dediche alla dea, in greco e in latino,
databili tra il III sec. a.C. e la tarda età romana.
Intorno a questa città vi erano altri insediamenti
umani, come quello di Apeneste (sec. II d.C.),
ricordata da Tolomeo, e da ricercarsi, a sud di
Vieste, nella zona di S. Salvatore, sul cui territorio
sono sparse centinaia di tombe a cassette. A Nord-Ovest,
invece, prospiciente il Piano Grande, vi erano
le ville romane di Merino e Fioravanti, realizzate
senz'altro con le leggi romane "Sempronia" e "Julia".
Questi centri erano dediti esclusivamenti alle
attività agricole e alla pastorizia e il commercio
avveniva tramite i porti di Campi e di Porto Greco
per Apeneste e con quello di Scialmarino per le
ville. Nel Museo Civico, ubicato nel centro
storico, sono conservati non solo reperti
di epoca preromana, fra cui alcuni frammenti di
stele che riportano un'iscrizione epigrafica con
caratteri messapici, definita "il più illustre
documento linguistico dell'antica Daunia" (O.Parlangeli),
ma anche materiali fittili (vasi di forme e grandezze
diverse, lacrimatoi, lucerne, olle funerarie),
corredi metallici di usi diversi (armi, pentole,
spille, spirali) ed àncore di pietre e di ferro.
Le necropoli paleocristiane di Vieste
Il Gargano è
tra le prime regioni d'Italia a conoscere ed accettare
il messaggio di Cristo. La diffusione fu opera
principalmente dei marinai che avevano relazioni
commerciali con i paesi del Levante, ma anche
dei primi evangelizzatori orientali che sbarcavano
sulle coste pugliesi, ma solo a partire
dal III secolo l'accettazione si fa più sensibile.
I neofiti si riuniscono in luoghi appartati, in
ipogei scavati nelle rocce, forse già utilizzati
dagli uomini della preistoria, per istruirsi,
pregare insieme e seppellirvi i loro congiunti.
Questi luoghi, noti come necropoli paleocristiane,
sono sparsi su tutto il territorio di Vieste,
specie dove vi era un insediamento umano notevole.
Le più note sono quelle di S. Nicola, nella zona
Pantanello; della Salata e Salatella sulla punta
rocciosa terminante con la spiaggia
di Scialmarino; di Caprarezza, sulla collina nei
pressi del Santuario di S. Maria di Merino; di
Grotta Spagnola, ad una decina di chilometri a
sud di Vieste; di S. Tecla nella
zona omonima sulla litoranea Vieste-Mattinata
e di Menelite in contrada Vignanotica; mentre
quelle di S. Giacomo e di S. Lorenzo, nelle immediate
vicinanze del paese, sono andate distrutte dai
cavamonti. In tutte le necropoli si notano tombe
terragne, sparse senza un ordine prestabilito,
e tombe parietali, alcune delle quali inserite
in arcosoli. Vieste nel Medioevo Durante
la dominazione bizantina Vieste godette le attenzioni
e i benefici del governo di Costantinopoli. In
questo periodo fu amministrata dal turmarca, che
si avvaleva della collaborazione dei notai, dei
giudici, dei "boni homines" e del vescovo. Veniva
scelto fra gli aristocratici locali e provvedeva
alla difesa della città, all'amministrazione
della giustizia, a regolare il commercio e a tutelare
i diritti di proprietà e le esigenze della vita
sociale. Nella seconda metà dell'anno Mille diventò
Signore di Vieste Roberto Drengot, nipote di Rainulfo,
il primo normanno che scese in Puglia.
In questo periodo furono costruiti nella parte
alta della città il Castello e la Cattedrale.
Per la sua posizione strategica, che da sempre
costituì la testa di ponte col vicino oriente
e meta obbligata per chi dal mare traeva risorse
di vita, diventò anche un importante centro di
difesa del Gargano. Orseolo II, doge
di Venezia, vi approdò nel 1002, quando accorse
con 100 navi in aiuto di Bari
assediata dai Saraceni. Il papa Alessandro III
vi soggiornò per un mese prima di imbarcarsi alla
volta di Venezia per firmare la pace con Federico
Barbarossa (1177). L'imperatore Federico II di
Svevia l'ebbe sempre a cuore e la colmò di benefici.
Si vuole che nel 1242, dopo la terribile incursione
operata dai Veneziani, alleati del Papa nella
lotta contro il "Puer Apuliae", si portò personalmente
in Vieste e, considerato
i danni subiti, fece immediatamente restaurare
la Cattedrale e il Castello e
rinforzare le mura della città. Qui venne
anche catturato, per conto di Bonifacio VIII e
Carlo II d'Angiò, Celestino V, dopo la rinuncia
al papato, fuggiasco verso l'Illiria (1294). Sempre
soggetta alle incursioni piratesche, sono rimasti
tristemente famosi gli eccidi operati dai Saraceni
di Acmet Pascià (1480) e di Dragut Rais (1554),
con gravi danni alla città e
deportazione di innumerevoli abitanti.
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